Il palazzetto dello sport di Milano, meglio noto come Palasport di San Siro è stato un'impianto sportivo di Milano, situato nel quartiere San Siro, in via Federico Tesio. Soprannominato dai milanesi come "Il Palazzone", venne inaugurato nel 1976 e utilizzato fino al 1985.
La struttura era soprattutto nota per aver ospitato i match casalinghi dell'Olimpia Milano dall'anno della sua inaugurazione fino al 1985. Oltre alle numerose manifestazioni sportive, fra cui si ricordano i Campionati europei di atletica leggera indoor 1978, il Palasport di San Siro ha ospitato anche diversi concerti, come le uniche due date tenute dai Queen in Italia.
L'arena subì gravi danni a causa della nevicata del 1985, che ne causò l'abbandono e la conseguente demolizione nel 1988.
Storia[]
Antefatti[]
A Milano negli anni cinquanta le principali attività sportive indoor si svolgevano nel vecchio Palazzo dello sport, costruito nel 1933. Situato nella vecchia fiera campionaria, il Palafiera era dotato di una pianta ellittica, circondata da palchi smontabili, le cui laboriose modifiche per i vari eventi sportivi costituivano un notevole dispendio economico. Tra le principali attività vi erano l'atletica leggera, il ciclismo e la pallacanestro, con la Simmenthal Milano che vi giocava le proprie partite casalinghe.
La vecchia struttura divenne ben presto obsoleta e la capienza insoddisfacente, tant'è che negli incontri più attesi le scarpette rosse si trasferivano al palazzo del ghiaccio di via Piranesi, adattato per il basket. Anche tale soluzione tuttavia rappresentava una notevole spesa economica. Il problema, comune anche per le attività di Atletica leggera, spinse l'amministrazione a costruire una nuova struttura nel 1961. Nacque quindi il Palalido, nel quale la squadra di basket milanese si trasferì. La struttura tuttavia si dimostrò ben presto anch'essa deficitaria per capienza, un impianto che, al limite, conteneva 10.000 spettatori.
Il Palafiera rimase utilizzato principalmente per il ciclismo su pista, molto seguìto all'epoca, soprattutto con la 6 giorni. Tuttavia, anche per il ciclismo l'impianto riscontrava gli stessi problemi organizzativi ed economici.[1]
Costruzione e inaugurazione[]

Il palazzetto in costruzione. Sullo sfondo lo stadio Giuseppe Meazza.
La svolta avviene grazie al milanese Adriano Rodoni, presidente della FederCiclismo e vice presidente del CONI, che voleva fornire Milano di un grande palazzetto dello sport polifunzionale, in grado di accogliere tutti gli sport indoor organizzati nel capoluogo lombardo. Le richieste al Comune trovarono sempre risposta negativa, poiché tra gli anni Cinquanta e Sessanta le casse comunali erano state svuotate dai lavori di costruzione della metropolitana. Rodoni decise quindi di usufruire dei fondi CONI. Le Olimpiadi di Roma del 1960 ebbero un impatto finanziario positivo sulle casse del comitato olimpico nazionale, con la capitale che venne ammodernata con nuovi impianti sportivi. Ai fondi disponibili si aggiunsero gli incassi del Lotto e Totocalcio, che all'epoca erano gli unici giochi d'azzardo consentiti.[1][2]

Vista esterna del Palasport durante la costruzione, nel settembre 1974.
Nel 1965 il CONI accettò la proposta di realizzare il Palasport a Milano. La realizzazione era inizialmente indicata nella zona est della città, ma il Comune concesse l'area adiacente allo stadio San Siro, dato che il quartiere era già attrezzato di ampi parcheggi e di trasporti pubblici organizzati per gli eventi sportivi. Nel maggio 1969 fu aperta la gara d'appalto e nel mese di dicembre la Commissione proclamò vincitrice "Società Italiana per Condotte d’Acqua" con un progetto che prevedeva una spesa complessiva di 2,7 miliardi di lire. Questo progetto fu affidato allo Studio Valle, curato dai fratelli Tommaso e Gilberto Valle, assieme agli architetti Oliviero Accosano e Michele Cascarano. La caratteristica copertura dell'edificio invece venne curata dall'ingegnere Giorgio Romaro.[3] il 3 febbraio 1970 fu stipulata la convenzione tra il Comune di Milano e il CONI per la gestione dell'impianto. L'accordo con il comune prevedeva che il CONI avrebbe realizzato il Palazzo e ne avrebbe anche garantito la gestione per 29 anni, con funzionamento ed operatività senza alcun onere per il Comune. Dopo 29 anni il Comune avrebbe rilevato la struttura dal CONI ad un prezzo prefissato e pari alla metà del budget stabilito per la costruzione; era data al CONI la possibilità di prorogare la proprietà per ulteriori 29 anni, ma al termine di quest’ultimo periodo la proprietà sarebbe passata gratuitamente al Comune. Oltre al Palasport il CONI avrebbe totalmente finanziato la creazione di alcuni centri sportivi di base nelle periferie cittadine, sempre senza alcun onere per il Comune. Parallelamente al nuovo Palazzo dello Sport di Milano, nacquero il centro sportivo al Forlanini e sei piscine nei quartieri di Gorla, Bruzzano, Sant’Ambrogio, Gallaratese, Lorenteggio e Gratosoglio.[1][2]
Il 24 febbraio 1970 fu celebrata la posa della prima pietra, I lavori di realizzazione però iniziarono solamente verso la fine del 1971 e proseguirono, non senza interruzioni e modifiche in itinere al progetto iniziale, fino a tutto il 1975. Il nuovo impianto fu completato verso la fine del 1975. Per la costruzione furono impiegate oltre 1.000.000 di ore di lavoro, 27.000 metri cubi di calcestruzzo, 4.000 tonnellate di acciaio, 6.000 metri quadrati di vetro. Il costo finale fu triplo rispetto alla spesa preventivata: circa nove miliardi di lire.[1][2] Questo aumento fu principalmente dovuto alla complessità del progetto con le relative difficoltà nelle operazioni di rappresentazione e di calcolo, inoltre per la sua realizzazione furono adottate soluzioni tecnologiche all’avanguardia, per la quale era necessaria la ricerca all’estero di alcuni materiali.[3]
Il 10 gennaio 1976 l'impianto venne battezzato ospitando un meeting non ufficiale di atletica, a porte chiuse, a cui partecipò anche Pietro Mennea. L'inaugurazione avvenne però il 31 gennaio 1976, con una diretta televisiva condotta da Mike Bongiorno, alla quale parteciparono diversi atleti, tra cui i ciclisti Alfredo Binda, Vittorio Adorni, gli schermidori Dario ed Edo Mangiarotti, il pugile Duilio Loi.[1][2]
Le attività[]

Interno del Palasport di San Siro, allestito per l'atletica leggera, nel 1976
Il primo evento sportivo ufficiale fu la Sei Giorni di Milano, evento ciclistico che attirò al nuovo Palazzo dello Sport ben 87.222 paganti, che celebrarono il trionfo della coppia formata da Francesco Moser e Patrick Sercu. Nei primi anni di attività tuttavia il Palasport non fu pienamente sfruttato, in quanto i costi di affitto frenavano gli organizzatori. Nonostante le difficoltà organizzative, le attività proseguirono: Il 23 febbraio si svolse il primo concerto musicale, gli Intilli-Mani, un gruppo folk cileno che si esibì di fronte a 12.000 spettatori. Il 26 marzo si svolse il match valido per il titolo europeo dei medi junior tra Vito Antuofermo e Claude Warusfel, seguito il 2 aprile da quello tra Arcari e Mattioli, con ben 12.151 paganti. Il 5 e 6 maggio approdò in Italia Holiday on ice, mentre il 6 giugno 1976 spazio anche alla politica, con il comizio dell'allora segretario del Partito Comunista Enrico Berlinguer. Il 16 giugno l'impianto fu teatro della seconda puntata di Giochi senza frontiere 1976, mentre il 10 ottobre 1976 venne allestito per la prima volta il parquet per la pallacanestro, in occasione della serata finale del Trofeo Lombardia, un derby tra Innocenti-Xerox, davanti a 6.000 spettatori. Il primo anno di attività si chiuse con i balletti dell’Armata Rossa, tra il 26 dicembre e il 2 gennaio 1977.[4]
Alla fine del 1977 il CONI fece un primo bilancio: 81 giorni di manifestazioni a cui aggiungere, 57 giorni di completo inutilizzo per lavori inerenti ad allestimenti/montaggi/smontaggi, per un totale di 311.225 spettatori di cui 24.852 per l’opera lirica de La Scala, 26.163 per i balletti, 62.502 per la Sei Giorni ciclistica; si sottolineò tuttavia anche che tra gli 81 giorni vi erano state ventidue manifestazioni ciclistiche con una media di soli 841 spettatori. Il nuovo Palasport di San Siro si riconfermò dunque una valida struttura polifunzionale anche per il secondo anno, ma si riconfermò anche il problema dei costi di affitto. Le conclusioni di questo bilancio, unite ai commenti non positivi della stampa sulle carenze organizzative, spinsero il CONI a incentivare sport e spettacoli che portassero a un uso più intenso della struttura.[4]
Il primo passo fu quello di contattare le due squadre milanesi di pallacanestro, ovvero Olimpia e Xerox Milano. Restarono dubbi nell'organizzare eventi di pallacanestro nel nuovo impianto, data la notevole distanza tra i protagonisti in campo e gli spettatori in tribuna; il Palasport era pur sempre un velodromo al coperto. Gli abitué del Palalido, dove lo spettatore era praticamente incollato alle linee laterali del campo da gioco, non tolleravano l'impossibilità di apprezzare le prodezze stilistiche degli atleti, né tantomeno capire se ci fossero stati contatti o falli. Nonostante questi limiti tecnici il basket tornò al palasport il 28 maggio 1977 per l’amichevole Italia-USA (107-85), mentre il 2 Ottobre 1977 si disputarono le partite della finale del Trofeo Lombardia, Varese-Olimpia Milano (84-76) e Cantù-Xerox (107-94) davanti a 6.000 spettatori.[4]
Dopo le finali del Trofeo Lombardia 1977, il debutto del campionato di basket fu domenica 8 gennaio 1978 con il derby Cinzano-Xerox (105-95) davanti a quasi 10.000 spettatori, replicato la domenica successiva con Cinzano-Mobilgirgi Varese (100-101, dopo 1 t.s.) in cui le presenze salirono a 12.000: un grande successo. L’anno sportivo 1978-79 avrebbe dovuto sancire l’utilizzo costante del palazzo di San Siro da parte del basket, ma indisponibilità varie ed altissimi costi per montaggio/smontaggio delle tribune supplementari, resero sporadica la presenza di Billy e della Xerox.[4]
L'11 e il 12 marzo si svolsero i Campionati europei di atletica leggera indoor 1978, prima edizione assoluta ospitata dall'Italia. L’evento più importante restava però l’appuntamento annuale della 6 giorni di Milano. Mentre i ciclisti erano impegnati sulla pista in legno, nel ‘prato’ centrale si susseguivano ogni sera intrattenimenti musicali, comici e anche, nelle ore più ‘piccole’, anche spettacoli piccanti.[4]
Alla fine degli anni ‘70 il Palazzo dello Sport fece riappassionare i milanesi anche al tennis, con Torneo WCT (e poi Grand Prix ATP) ‘Milan Indoor’, al quale parteciparono diversi campioni dell’epoca, come Bjorn Borg e John McEnroe. Il campo sintetico veniva affiancato da due tribune laterali smontabili, soluzione che venne copiata anche per la pallacanestro. Nel 1980 Giovanni Gabetti, nuovo proprietario dell’Olimpia Milano, si ritrovò costretto a scegliere il Palazzone per le incontri di cartello, dopo l'invano tentativo di sfruttare il Vigorelli per il basket. Con i buoni risultati della squadra e un richiamo sempre maggiore ai botteghini, il Palazzo dello Sport di San Siro divenne la casa della pallacanestro milanese.[4]
L’inizio degli anni ‘80 fu quindi molto più prolifico per i gestori dell’impianto: ciclismo, basket, tennis, atletica leggera, concerti e spettacoli vari popolavano con frequenza l’impianto, che divenne sempre più iconico. Tra gli eventi il Palasport tornò ad accogliere Campionati europei di atletica leggera indoor il 6 e il 7 marzo 1982. Nello stesso anno anche il calcio entrò nella storia del Palasport, dal 21 al 23 dicembre 1982 di organizzato il "Mundialito Indoor" dedicato ad Angelo Moratti, con Milan, Inter, Ajax e Nottingham Forrest come partecipanti.[4][5]
Nel tardo pomeriggio del 23 maggio 1983, dopo sei secoli di assenza di visita pastorale papale a Milano, Giovanni Paolo II intervenne al Congresso Eucaristico Nazionale al Palasport di San Siro, presentato dal cardinale Carlo Maria Martini. Per un breve periodo ci fu spazio anche per i Campionati Mondiali di Equitazione. Il 14 e 15 settembre 1984 i Queen di Freddy Mercury furono i protagonisti dell’ultimo grande evento musicale al ‘Palazzone’.[4]
Si giunse dunque al 1985: il 15 gennaio alle ore 20.20 ci fu Simac-Stade Francais, per la Coppa Korac (108-94). La gara iniziò con 30 minuti di ritardo, poiché arbitri e avversari rimasero bloccati nel traffico congestionato a causa della neve. Senza saperlo, i tifosi dell'Olimpia furono gli ultimi ad assistere ad un evento sportivo nel Palasport di San Siro. Il giorno successivo la copiosa nevicata bloccò anche l’allenamento dell’Inter ad Appiano Gentile, e i nerazzurri disputarono una partitella di allenamento nell’impianto sportivo di San Siro, gli ultimi ad utilizzare l’impianto.[4]
I danni alla copertura[]
La copiosa nevicata che si abbatté nel Nord Italia paralizzò la città di Milano per diversi giorni. L’accumulo di neve che gravò sulla tensostruttura raggiunse i 115 Kg/m2, contro i 90 Kg/m2 di tolleranza definiti dal progetto. Il 16 gennaio 1985, il responsabile tecnico del Palasport, preoccupato per la quantità abnorme di neve caduta, decise di cercare di sciogliere il manto nevoso che aveva assunto dimensioni preoccupanti, innalzando la temperatura interna al massimo, oltre che prolungare il riscaldamento anche nelle ore notturne.[6][7]
Poche ore dopo ci si accorse con sgomento che l’acqua di fusione sul tetto non usciva dalle condotte di scarico, in quanto le stesse erano ostruite da ghiaccio. E ciò era conseguenza del fatto che a settembre, durante i lavori di riverniciatura, furono impiegati dei getti di sabbia per rimuovere la vecchia vernice. Il problema fu che la sabbia, anziché essere rimossa, era penetrata nei condotti di scarico ostruendoli. L’acqua di scolo che scendeva dal tetto aveva riempito i tubi, e dato che vi era stato un periodo di freddo intenso nei 15 giorni precedenti, si era gelata ostruendo completamente le tubazioni. L'eccessivo peso della neve che sovraccaricò la copertura comportò uno stress eccessivo per il reticolo metallico che la sorreggeva. Infatti un concio dell'anello metallico a cui era ancorata la tensostruttura si instabilizzò, provocando l'abbassamento improvviso della copertura.[6][7]
Per sopperire all'inagibilità del palazzetto, fu utilizzato un tendone nel quartiere di Lampugnano, allestito dalla famiglia Togni. Nei giorni seguenti il CONI scaricò la responsabilità dei danni ai progettisti, in particolare su Giorgio Romaro. La vicenda, conclusa con una causa civile, attestò che non vi fu alcun errore di progettazione e, oltretutto, sebbene la cronaca riportò di un crollo, la struttura resse ben oltre il limite di peso imposto dalle allora normative. La copertura, pur danneggiata, continuò a sopportare tutto il carico della neve, valutata in circa 800 tonnellate, corrispondente a una coltre di neve spessa dagli 80 ai 100 cm. Si trattava di una quantità inconsueta, infatti superava di gran lunga quella prevista dalle norme di legge per cui era stata dimensionata la copertura (circa 60 cm), ma che storicamente non era una novità per Milano. La causa dei danni fu principalmente imputata alla cattiva manutenzione della copertura ad opera dei gestori dell'impianto.[7][6]
Nelle intenzioni iniziali si valutò la ricostruzione di una nuova copertura, con un limite di carico maggiore rispetto a quella precedente. Il rifacimento tuttavia fu rallentato dalle vicende giudiziarie e dalle ipotesi di realizzare un nuovo palazzetto. Nel frattempo la struttura, rimasta abbandonata, fu ulteriormente danneggiata dalle intemperie, escludendo definitivamente ogni possibilità di recupero. Contemporaneamente ai lavori di restauro del vicino stadio calcistico, in vista dei mondiali di calcio del 1990, il Palasport di San Siro fu demolito nel 1988. L'area fu messa in sicurezza e chiusa al pubblico. Dopo la demolizione dell'impianto sportivo l'area rimase inutilizzata per molti anni, e si formò un piccolo boschetto naturale. Nel luglio 1998 il Comune di Milano approvò la delibera per realizzare un nuovo palasport da 10.370 spettatori, compreso all'interno di un complesso di 12 torri da otto piani adibiti ad uffici. Nel 2000 seguì l’approvazione del Consiglio Comunale, ma l’iter burocratico si arenò nel 2003. Dopo la chiusura del Palazzetto dello Sport ed eventi musicali si spostarono principalmente al PalaSharp e al Forum di Assago. L'area rimase quindi ancora recintata fino al 2011, quando venne sfruttata come deposito dei materiali di scavo della nuova stazione San Siro Stadio della linea M5. In tale occasione furono rimosse le fondazioni del vecchio edificio e a lavori conclusi, l'area fu bonificata e trasformata in un parco pubblico: il Parco dei Capitani, intitolato a Cesare Maldini e Giacinto Facchetti.[8][6]
Caratteristiche[]

L'area ristoro del Palasport di San Siro in una scena tratta dal "La baraonda - Passioni popolari", film ambientato interamente nell'impianto sportivo milanese.
Il Palasport di San Siro era un edificio a pianta ellittica in cemento armato, con assi rispettivamente di 144 e 146 metri. Il profilo a doppia curvatura richiamava la forma di una sella di cavallo. Le 38 mensole in acciaio aggettanti dal bordo della sala verso l’interno, lasciavano libero lo spazio interno; l'assenza di colonne intermedie rendeva il Palasport di San Siro molto spazioso, con un invaso di 16.847 m2 e un parterre di 6.592 m2, per una superficie complessiva di circa 45.000 m2. La copertura era realizzata con una tensostruttura, sorretta da funi regolabili in acciaio, che componevano una maglia di 2x2 metri.[9][10][1]
L'accesso alle gradinate era regolato attraverso 24 ingressi, suddivisi fra ingresso est e ingresso ovest. Una serie di rampe di scale consentivano l'accesso alle gradinate superiori, sia dall'esterno che dall'interno, mentre al pian terreno erano collocati i servizi per gli spettatori, tra cui diversi punti di ristoro. La capienza complessiva era di 15.000 spettatori.[7]
Nel seminterrato i tunnel d'accesso al parterre collegavano l'area tecnica per gli atleti con l'area di gioco. Tra le gradinate e il parterre infatti si trovava la pista ciclistica in legno, leggermente ruotata d’angolazione rispetto agli assi geometrici dell’invaso, compensando così i diversi andamenti della pista di accelerazione e decelerazione.[9]
Fonti[]
- ↑ 1,0 1,1 1,2 1,3 1,4 1,5 podisti.net, [1], "Storia del Palasport di San Siro: 1 - La genesi”" Consultato il 13/11/20.
- ↑ 2,0 2,1 2,2 2,3 museodelbasket-milano.it, [2], "Il Palasport di San Siro”" Consultato il 13/11/20.
- ↑ 3,0 3,1 www.studiovalle.com, [3], "Velodromo e palazzo dello sport, Milano 1975" Consultato il 19/03/24.
- ↑ 4,0 4,1 4,2 4,3 4,4 4,5 4,6 4,7 4,8 www.pianetabasket.com, [4], "Tutta la verità sul Palasport di San Siro" Consultato il 20/03/2024.
- ↑ ilnobilecalcio.it, [5], "Il derby in miniatura" Consultato il 20/03/2024.
- ↑ 6,0 6,1 6,2 6,3 www.studioromaro.it, [6], "Palasport di San Siro a Milano: Il palazzo desaparesido" (PDF) Consultato il 30/10/2024.
- ↑ 7,0 7,1 7,2 7,3 www.studioromaro.it, [7], "Palasport di Milano: progetto strutturale 1971-72, realizzazione, esercizio, collasso, attività tecniche dopo il collasso" (PDF) Consultato il 30/10/2024.
- ↑ www.ragazziandpartners.com, [8], "Per i mondiali non solo stadio" (estratto dalla rivista "dedalo") (PDF) Consultato il 30/10/2024.
- ↑ 9,0 9,1 condotte1880.com, [9], "Palazzo dello Sport, Milano" Consultato il 30/10/2024.
- ↑ www.studioromaro.it, [10], "Palasport a Milano" Consultato il 30/10/2024.
Guarda anche...[]
- San Siro
- Nevicata del 1985
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